Figlio di un'esperienza vissuta in prima linea, "Tu, gli anni e le torte" è un libro semplice e toccante al tempo stesso. Nel complesso mosaico di emozioni che Lei così nitidamente riesce a mettere nero su bianco, senza peraltro mai cedere al sentimentalismo scontato, c'è una luce che fin dal principio si avverte e che accompagnerà il lettore pagina dopo pagina, incertezza dopo incertezza. Cosa ha rappresentato, per Lei, scrivere questo libro?
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Lo scrivere nasce sempre da un bisogno di raccontarsi. Ho aspettato quattordici anni prima di raccontare questa mia esperienza e l'ho fatto con l'intento preciso di condividere e possibilmente consolare chi, come me, ha vissuto e vive ancora queste esperienze. Quando ero in ospedale con mia figlia, sentivo il bisogno di sapere, di conoscere cosa mi stava succedendo e non trovavo alcun libro in grado di raccontarmelo. In ospedale l'immaginazione si azzera, il tempo si allunga e la speranza si allontana. Volevo invece convogliare con la mia scrittura immaginazione e speranza, azzerando il tempo. Spero di esserci riuscita almeno un po'.
Pur parlando a tutti, "Tu, gli anni e le torte" sembra voler accompagnare con delicata intimità quanti stanno vivendo l'esperienza della malattia dei loro piccoli. Che il libro sia un dono lo dice del resto anche la scelta di devolvere il ricavato all'Associazione FORMA dell'Ospedale Pediatrico "Regina Margherita" di Torino. Com'è nata l'idea di aiutare con un libro?
Conosco la fondazione Forma da quando è nata. Conosco e stimo moltissimo il suo fondatore che è il cardiochirurgo dalle mille vite Piero Abbruzzese. Forma ha al suo attivo molti aiuti concreti per l'ospedale. Io, che sono solo un racconta storie, ho voluto con questo dono del mio libro, aiutare Forma e soprattutto le mamme e i papà e tutti quelli che si trovano catapultati in un reparto 'severo' di un ospedale per bambini, senza esserne preparati.
Richiama l'attenzione il contrasto fra una scrittura pienamente consapevole del suo potere immaginifico e il continuo rifuggire dalla retorica "facile" de tutto-andrà-bene. La speranza, che sembra il grande tema del libro, Lei ha cura di renderla vivida, sì, ma mai invadente, mai "obbligatoria".
Credo che la speranza sia come un fiume. Non può fermarsi altrimenti è la palude del cuore, è il ristagno della paura, è l'ombra quando viene sera. La speranza richiama coraggio, e sono armi. Con queste armi si può 'affrontar del mondo la burrasca' altrimenti non c'è via di uscita. In ospedale ho respirato, insieme alle altre mamme, solidarietà piena, affetto, chiacchiere e condivisione di spazio e di tempo. Se tutte insieme non avessimo impastato di speranza i nostri lunghi giorni ospedalieri, oggi saremmo persone diverse, più fragili, più vulnerabili e più sole. Nel mio caso, credo che a darmi speranza e coraggio sia stata anche la mia scrittura che in fondo è un'altra arma della quale faccio uso continuamente.
Alberto Asero
Brunella Lottero, "Tu, gli anni e el torte", Premio Letterario Internazionale Indipendente (Italia, 2013).
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